Cresce occupazione a Reggio Emilia: previsti 10.500 contratti in tre mesi

Saranno oltre 10.500 i contratti che verranno attivati in provincia di Reggio Emilia nel trimestre giugno-agosto di quest’anno. La quota più consistente – 4.400 entrate, pari al 42% dei rapporti di lavoro del trimestre – dovrebbe riguardare l’imminente saldo del mese di giugno, molto influenzato dai movimenti stagionali di quella filiera turistica (servizi turistici, alloggio e ristorazione) che, da sola, assorbe un quarto dei lavoratori in entrata.
Quello relativo al mese di giugno, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia dei dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere-ANPAL con la collaborazione delle Camere di Commercio, è il dato più alto degli ultimi dodici mesi, se si esclude la punta di gennaio 2018, quando i contratti previsti erano poco più di 7 mila.
Il tasso di entrata (che esprime il rapporto tra numero di entrate programmate e dipendenti delle imprese) sale quindi al 3,4% rispetto il 3,2% di maggio, con il contemporaneo aumento di un punto percentuale (19% contro il 18%) del numero di imprese che prevedono di assumere.
Dall’indagine sulle previsioni di assunzione delle imprese private con dipendenti dell’industria e dei servizi risulta che le entrate previste si concentreranno, in due casi su tre, nel settore dei servizi che comprende, oltre alla già citata filiera turistica con 1.130 contratti, anche il commercio (15,7% degli ingressi nel terziario), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (12,9%), quelli informatici-telecomunicazioni e quelli avanzati di supporto alle imprese (4,9% per entrambi) e, ancora, i servizi alle persone (12,2%) e quelli operativi di supporto alle imprese e alle persone (8,4%).
Degli oltre 1.500 ingressi previsti nell’industria manifatturiera, comprese le costruzioni, la quota maggiore (27,1% del totale settore secondario) è destinata alle industrie meccaniche ed elettroniche seguite dalle metallurgiche e dei prodotti in metallo (22,6%), mentre rappresentano il 12,2% le entrate nel settore edile e si collocano di poco al di sotto del 10% quelle nel tessile-abbigliamento, ceramico e trasformazione alimentare, solo per citare i principali.
Circa un quarto dei rapporti di lavoro attivati entro il mese di giugno dovrebbe essere stabile, ovvero con contratto a tempo indeterminato (16% dei casi) o di apprendistato, mentre nel 76% dei casi – in crescita rispetto al dato della rilevazione precedente dovuto probabilmente all’effetto della stagionalità – sarà a termine, cioè a tempo determinato (40%) o con altri contratti con durata predefinita (somministrazione, collaborazione, ecc.).
Il 16% delle entrate sarà destinato a profili high skill (ossia dirigenti, specialisti e tecnici), quota superiore alla media nazionale (14%) e per una quota pari al 42% saranno destinate a giovani con meno di 30 anni.

nsr