Countdown verso lo sciopero dell’8 marzo davanti al bar all’ex Foro Boario dove fu uccisa Hui Zhou. L’iniziativa di “Non Una Di Meno”

Abbiamo scelto di lanciare il countdown verso lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo in un luogo simbolo della violenza maschile sulle donne, l’ex Foro Boario, dove si trova il bar in cui Hui Zhou fu ferocemente massacrata dal suo assassino.
Questo luogo diventerà per noi un punto di riferimento importante in città, dedicato alle nostre irrinunciabili azioni di denuncia delle quotidiane e molteplici forme di violenza strutturale che colpiscono le donne e le soggettività dissidenti.

Sono tantissime le ragioni per cui Non Una Di Meno anche quest’anno lancia lo sciopero, i numeri agghiaccianti che hanno riempito in questi giorni le pagine e i palinsesti dei media parlano chiaro.
Eccone alcuni.
Due casi di femminicidio in una sola giornata, il 22 febbraio scorso, hanno fatto salire a 13 il numero delle donne (in un caso anche una bambina) uccise in 53 giorni, dall’inizio del 2021: un inquietante primato. Durante il 2020 hanno perso il lavoro 444mila persone, per il 70% donne. Solo nel mese di dicembre, su 101mila persone i cui contratti non sono stati rinnovati, o che sono state costrette a licenziarsi, 99mila sono donne: la precarietà del lavoro e salari più bassi hanno reso l’occupazione delle donne più sacrificabile nell’economia familiare.

La fine del blocco dei licenziamenti, previsto a fine Marzo, fa prevedere una situazione destinata a peggiorare. Tuttavia, di fronte a una perdita di autonomia economica, le donne non hanno smesso di lavorare, perché sono soprattutto loro che si occupano – gratuitamente o in cambio di bassi salari – della cura di anziane/i e bambine/i e che hanno visto aumentare il loro carico di lavoro con la didattica a distanza e lo smartworking.

La centralità assunta dalle attività di riproduzione sociale ha gettato luce sulle condizioni di lavoro nei cosiddetti “lavori essenziali”, svolti prevalentemente da donne, in gran parte migranti, sottoposte a un’intensificazione di orari di lavoro e turni insostenibili. Il Covid-19 ha reso ancora più evidenti le linee della violenza strutturale. Nonostante l’aumento vertiginoso delle donne uccise e stuprate, i finanziamenti ai centri antiviolenza femministi, fondamentali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, sono del tutti inadeguati.

Mentre il Piano Antiviolenza sta per scadere, la discussione governativa invoca la parità di genere nella gestione del Recovery Plan attravero l’attuazione di politiche neoliberali e un Family Act che, oltre a escludere le persone migranti, non tiene conto della divisione sessuale del lavoro.
Le limitazioni e i rischi non hanno impedito la moltiplicazione delle lotte, nei magazzini, nelle scuole, nei multiservizi, e non hanno fermato il protagonismo delle donne e delle libere soggettività. In Italia, in Polonia, in Argentina, in Bulgaria, in Georgia e in Cile, nelle città degli Stati Uniti e in Francia, in particolare, le mobilitazioni delle donne nelle fabbriche, nelle scuole, nelle case dimostrano ancora una volta la necessità di una risposta transnazionale alla violenza strutturale, tracciando un percorso comune verso una trasformazione altrettanto strutturale della società patriarcale.

La voce di 600 donne e soggettività LGBTIQ+, precarie, migranti, operaie, maestre, madri, delegate sindacali e sex worker è risuonata forte nella tre giorni di assemblea nazionale online, affermando che lo sciopero non è più rimandabile. Per queste ragioni, Non Una Di Meno chiama uno sciopero femminista e transfemminista: sciopero della produzione, della riproduzione e del consumo; sciopero dai ruoli sociali e dalle gerarchie imposte dai generi. Abbiamo chiesto a tutti i sindacati di riconoscere l’urgenza del nostro sciopero e di garantire la copertura sindacale alle lavoratrici e ai lavoratori che vorranno astenersi dal lavoro produttivo.
Alcuni hanno già risposto all’appello convocando per l’8M lo sciopero generale. Le politiche economiche europee di gestione della crisi ci hanno definite “essenziali” per intensificare il nostro sfruttamento. L’8 marzo, con lo sciopero e una presenza nello spazio pubblico rispettosa del norme anticovid, noi dimostreremo che “essenziale è la nostra lotta, essenziale è il nostro sciopero”.
Il programma dell’8 Marzo e delle iniziative di avvicinamento è in progress, vi informeremo tempestivamente delle novità.

NON UNA DI MENO REGGIO EMILIA
(Foto di Fabio Zani)