Coronavirus, rivolta nel carcere di Reggio Emilia. Giberti: “Tutto prevedibile, ma nessuno ha fatto nulla”

Rivolta nel cuore della notte presso il carcere di Reggio Emilia iniziata nel pomeriggio con tensioni da parte di diversi detenuti e che ha necessitato dell’intervento di rinforzi esterni.
La situazione, dopo un incontro avvenuto fra il magistrato di sorveglianza e una delegazione di detenuti, si è calmata solo verso l’una di notte.

Le ragioni alla base della rivolta che ha portato alla distruzione di due sezioni, la protesta per la gestione dell’emergenza Covid-19. Analoga rivolta anche presso il carcere di Modena dove un detenuto è morto a seguito di overdose, avendo raggiunto la farmacia del carcere durante le agitazioni.

PS: Anche in questo momento (ore 13.00) è in corso la rivolta presso il carcere di Reggio Emilia. Seguiranno aggiornamenti

“Tutto questo era ampiamente prevedibile”, afferma Gianluca Giberti Segretario regionale del sindacato Si.N.A.P.Pe. “Le carceri sono in fermento da mesi e nessuno ha fatto nulla per affrontare una situazione che era palesemente incandescente e pronta ad esplodere al minimo pretesto.
La vigilanza dinamica, così come attuata in Italia, si è rivelata un fallimento senza precedenti, avendo comportato unicamente un drastico abbattimento dei livelli di sicurezza e non avendo neppure favorito l’incentivazione di adeguati percorsi rieducativi”.

Il SiNAPPe chiede da mesi “una netta inversione di rotta, consistente nell’adeguamento dell’organico di Polizia Penitenziaria che consenta di ripristinare tutti i posti di servizio accorpati per la grave carenza di uomini patita da tutti gli Istituti di Pena del Distretto Emiliano Romagnolo, nella necessità di fornire il personale di adeguati strumenti per contenere le crescenti intemperanze dei detenuti (ad esempio il taser), di ripristinare un circuito alternativo per la detenzione di detenuti psichiatrici che sostituisca i vecchi OPG, chiusi in maniera frettolosa e inopportuna, di investire sulla formazione del personale, ecc..”

“Il Carcere -prosegue Giberti- non può restare il tappeto sotto al quale la politica nasconde i propri fallimenti essendo, viceversa e da sempre, la cartina di tornasole dell’efficienza dell’azione governativa. Ed il personale che vi opera, a cui va il nostro plauso e la nostra vicinanza in un momento di tale e tanta difficolta, non può continuare ad essere la vittima sacrificale della disastrosa politica carceraria messa in atto da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni”.

nsr