Confcooperative lascia il tavolo del Gal: “Troppi interessi di parte”

Confcooperative Reggio Emilia non parteciperà più agli incontri sui quali si sta giocando la partita del rinnovo dei vertici del GAL Antico Frignano-Appennino Reggiano, l’Ente incaricato dalla Regione Emilia Romagna alla gestione dei Fondi Europei dedicati allo sviluppo dell’Appennino (denominati Leader).
Ad annunciarlo è la stessa centrale cooperativa con una lettera inviata al presidente della Provincia, Giammaria Manghi, e al presidente dell’Unione dei comuni Montani, Enrico Bini, nella quale denuncia criticamente lo spirito e lo stallo di un dibattito caratterizzato da “riti e liturgie, interessi di parte e ricerca di poltrone” che confliggono con il lavoro di interesse generale cui è chiamato un ente privato che svolge funzioni pubbliche ed è partecipato dagli enti locali e dalle associazioni economiche delle province di Reggio Emilia e Modena.
Una presa di posizione dura, che giunge proprio mentre i soci, come accade ogni tre anni, sono chiamati collegialmente a rinnovare gli organi dell’Ente, nominando in particolare il consiglio di amministrazione che dal prossimo mandato sarà composto da 5 componenti, inclusi presidente e vicepresidente.
“I soci – attacca Confcooperative – sono impegnati in questo lavoro da circa 3 mesi, e in tutto questo tempo non hanno raggiunto ancora un’ipotesi di composizione, tutti tesi alla propria rappresentanza e all’ottenimento di una poltrona in consiglio per un proprio fiduciario”.
“Questa sintesi – sottolinea la centrale di Largo Gerra – è non solo impossibile, ma profondamente sbagliata, perchè porterebbe all’interno del futuro Consiglio i più forti e schierati egoismi di parte, con un risultato esattamente opposto agli interessi generali dell’Appennino e a quello ricercato da Confcooperative sin dal primo incontro con i soci reggiani”.
“Proprio in quella sede – spiega la lettera del presidente di Confcooperative, Matteo Caramaschi, al presidente della provincia e agli altri soci – abbiamo chiesto e proposto di abbandonare interessi di rappresentanza di categoria e di parte nella composizione del CDA, evitando “gare” sulle poltrone ma, al contrario, impegni comuni sull’indicazione di soggetti con alti profili di competenza relativi allo sviluppo economico e imprenditoriale della montagna, effettivamente residenti nel territorio appenninico e indipendenti, per ruolo e posizione, da singoli soci o interessi di parte”.
“Oggi – osserva Confcooperative – dobbiamo prendere atto, purtroppo, della mancata univoca condivisione di questi criteri e stiamo conseguentemente assistendo, come ha confermato anche l’ultimo incontro del 28 agosto, al vecchio spettacolo di uno scontro finalizzato all’acquisizione di una sedia “propria”.
“Per questo – scrive Caramaschi a Manghi e Bini- le comunichiamo che non parteciperemo ad altri incontri, e semplicemente le comunicheremo con lettera privata i nominativi di abitanti effettivi della montagna rispettosi delle caratteristiche di competenza e di indipendenza dai soci che abbiamo cercato di affermare sin dall’avvio del confronto”.
“Siamo amareggiati e preoccupati – prosegue la lettera – per la gestione di questa fase della vita del GAL e per il prevalere di riti e liturgie che nulla hanno a che vedere con gli interessi dell’Appennino e l’importante ruolo dell’Ente”.
“Le chiediamo pertanto di vigilare – sottolinea Confcooperative rivolgendosi agli esponenti degli enti pubblici – affinchè, qualsiasi sia l’esito del rito nei prossimi incontri, le persone indicate all’assemblea quali prossimi amministratori possiedano effettive caratteristiche di esperienza sui temi trattati, abitazione e presenza in montagna, indipendenza da singoli soci e categorie”.
“Una richiesta di vigilanza e monitoraggio – conclude Confcooperative – che nasce anche dal riconoscimento del ruolo coerente a queste attese espresso fin qui dalla Provincia di Reggio Emilia e dall’Unione dei comuni montani”.