“Chiamati alla relazione: aiutare le persone attraverso la relazione”, di Isacco Rinaldi, Direttore Caritas diocesana

“Certo, i poveri si avvicinano a noi perché stiamo distribuendo loro il cibo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno va oltre il piatto caldo o il panino che offriamo. I poveri hanno bisogno … della nostra presenza per superare l’idea di solitudine. Hanno bisogno di amore, semplicemente” (Papa Francesco, Messaggio per la giornata del povero 2019)

“La direzione che il Papa ci propone è chiara, mettersi in questo cammino richiede un cambio di passo, o meglio, una conversione. Ci viene chiesto di mettere al centro dell’azione caritativa non l’erogazione materiale, che, seppur indispensabile, nasconde in sé diversi rischi, bensì l’incontro e la relazione autentica con l’altro, in particolare con il povero e sofferente, incarnazione di Cristo.
Questa indicazione pastorale va di pari passo anche con la riflessione più operativa maturata dall’analisi dei dati che raccogliamo come Caritas.

Nel 2018 le persone incontrate al Centro di Ascolto diocesano hanno registrato un ulteriore lieve calo. Stiamo tornando ai numeri del periodo precedente la crisi economica iniziata nel 2008, segno che il nostro territorio si sta riportando ad una situazione che, seppur non ancora “guarita”, non è agli stessi drammatici livelli di qualche anno fa.
Ciò che però la crisi economica ha lasciato in eredità nel tessuto socioeconomico è un peggioramento non tanto in termini di numero di persone, quanto di complessità della povertà per coloro che oggi si rivolgono ai servizi della Caritas.

Da un lato il livello di cronicità, intendendo con tale termine coloro che si presentano al centro d’ascolto ma hanno un percorso avviato già negli anni precedenti, che proprio dal 2009 ha registrato un aumento costante, fino ad arrivare nel 2018 ad oltre la metà delle persone incontrate.Dall’altro l’aumento della multiproblematicità, dovuto, soprattutto, alle problematiche non direttamente connesse alla dimensione materiale, ma che tuttavia incidono fortemente nel percorso di marginalizzazione delle persone (es. le problemi di tipo mentale o le difficoltà nell’usufruire delle cure sanitarie).

Si nota una povertà sempre più ampia, che interessa non solo il soddisfacimento di bisogni che potremmo definire primari, come il mangiare, il dormire o un lavoro, ma un più complessivo bisogno di essere parte di una collettività, anche per coloro che, al contrario, si sentono esclusi.
A questi dati potremmo aggiungere altri elementi che confermano l’aumento della vulnerabilità nelle persone incontrate al Centro di Ascolto diocesano. L’aumento della componente femminile, spesso più vulnerabile perché portatrice di situazioni estremamente complesse talvolta collegate alla propria condizione personale e affettiva. L’aumento di persone non necessariamente anziane, ma in quella età “di mezzo” fra il raggiungimento della pensione e la ricerca di un lavoro che non riescono più a trovare.

Questi ed altri elementi ci parlano di una necessità sempre più forte di intervenire in un’ottica relazionale, capace di affrontare il fenomeno della povertà mettendo al centro le persone, nel contesto socio-relazionale in cui esse si trovano a vivere e sollecitano a costruire opere che parlino di relazione a coloro che, invece, hanno visto gradualmente chiudersi ogni opportunità di essere parte di una comunità.

In questo senso anche Locanda “Don Luigi Guglielmi” si pone come un segno concreto che vuole testimoniare questa conversione. Perché parliamo di conversione? Perché fino ad oggi abbiamo avuto un dormitorio maschile, uno spazio che si apriva di notte per rispondere ad un bisogno materiale, mentre oggi abbiamo una “locanda” (che va ad affiancarsi a Locanda S. Francesco, inaugurata due anni fa che si rivolge a famiglie e donne) in cui abitare per un tempo, in cui condividere relazioni, curare le ferite per poi ripartire nel cammino, una casa il cui obiettivo non sta nell’erogazione di un servizio ma nella costruzione di relazione e di condivisione.

Locanda “Don Luigi Guglielmi” ha sede negli spazi riadattati dell’ex sede Caritas di Via dell’Aeronautica, dove si potranno accogliere fino a 10 persone.
Abbiamo deciso di intitolare questa struttura a don Luigi Guglielmi, sacerdote diocesano scomparso prematuramente nel maggio del 1996 quando era direttore della nostra Caritas diocesana. Don Luigi ha sempre coerentemente testimoniato con la sua vita il messaggio evangelico, indicando come fondamento della fede il profondo legame tra l’Eucaristia celebrata nella liturgia domenicale, la catechesi ed una carità che si fa incontro e relazione con Dio presente nei poveri.

Lo ha insegnato soprattutto con l’esempio della vita, condividendo la quotidianità del servizio ai più poveri nella Mensa che ha voluto fortemente come segno di servizio al centro della città di Reggio Emilia (sede storica in Via del Carbone), al Centro di Ascolto che ha avviato in Via Agosti, nelle prime accoglienze che iniziavano nelle parrocchie della diocesi. Non è mai mancato, inoltre, in don Gigi l’attenzione e la premura per quanto accadeva nel mondo, avviando quelle che poi sono diventate due missioni diocesane nei villaggi di montagna in Albania e nelle Case Amahoro in Rwanda.

Don Gigi è sempre stato attento a che i gesti e i servizi di carità messi in atto dalla Chiesa, che riteneva doverosi, fossero sempre stimolo e provocazione anche per la tutta la società civile e per chi amministra. Crediamo che anche Locanda “Don Lugi Guglielmi” sia di stimolo affinché si possa pensare l’aiuto alle persone in difficoltà come un cammino da fare insieme e non, solamente, come un aiuto di chi ha nei confronti di chi ha meno. Insomma, come detto prima, che sia di aiuto alla conversione”.

Isacco Rinaldi, Direttore Caritas diocesana