Carcere, Reggio Emilia avrà il suo Garante dei detenuti

Anche Reggio Emilia avrà il suo Garante dei detenuti. È stata approvata a maggioranza la mozione della consigliera comunale di “Reggio è” Palmina Perri – firmata anche dagli altri capigruppo Gianluca Cantergiani (Pd), Paolo Burani (Immagina Reggio) e Giacomo Benassi (+Europa) – che chiede di istituire la figura del Garante comunale per le persone private della libertà personale. La mozione impegna il sindaco e la Giunta a «predisporre tempestivamente un testo di regolamento che disciplini l’istituzione, le modalità di selezione e la durata dell’incarico, i compiti, la relazione agli organi del Comune, le strutture e il personale, e a presentarlo al Consiglio comunale per la relativa approvazione».

Inoltre l’atto di indirizzo sollecita a coinvolgere il Consiglio comunale e le Commissioni competenti perché concorrano a promuovere la necessità di istituire questa figura, che e a tutti i livelli – nazionale, regionale e locale – agisce su mandato assembleare. Nel caso del Garante comunale quindi il mandato viene conferito dal Consiglio, sulla base di una procedura a evidenza pubblica che fa riferimento a un regolamento istitutivo. Il ruolo di garanzia prevede il dialogo e la collaborazione anche con l’amministrazione penitenziaria, il Tribunale di Sorveglianza, le autorità regionali della salute e altre autorità territoriali.

«Il Garante per le persone private della libertà – spiega Palmina Perri, che è anche presidente della Commissione consiliare Covid riunitasi nei giorni scorsi proprio su questo tema – è l’anello di congiunzione tra il carcere e la città. Figura indipendente sia dall’amministrazione penitenziaria sia da quella comunale, vigila sul rispetto fondamentale del diritto alla salute e rivolge particolare attenzione alle condizioni detentive perché non vengano mai meno la dignità della persona e il rispetto del dettato costituzionale. Il Garante ha inoltre il compito importante di promuovere la cultura dei diritti nella collettività, agevolando le relazioni tra “dentro” e “fuori” e facilitando i progetti».

Soddisfatto anche il consigliere regionale Federico Amico, presidente della Commissione Parità e Diritti delle persone, che nelle scorse settimane ha lanciato un appello insieme a Nicola Tria, assessore a Legalità e Coesione sociale di Reggio Emilia, e Marcello Marighelli, Garante regionale delle persone private della libertà, preoccupati per la grave situazione del carcere cittadino.

«Si tratta – afferma Federico Amico – di un passaggio importante per la Città delle Persone, nessuna esclusa. Una figura di garanzia per i detenuti è sintomo di democrazia e ha fatto bene il Comune di Reggio Emilia ad adottare questo indirizzo. Più diritti significa estendere tutele e riconoscere dignità a tutti, senza sottrarre nulla ad alcuno, soprattutto in una realtà difficile come quella del carcere che, ricordiamolo, ha l’obiettivo di reinserire nella società i reclusi. Con il garante comunale – conclude il presidente della commissione Parità e Diritti della Regione – Reggio entrerà a far parte di una rete più ampia, regionale e nazionale, aprendo un dialogo con gli altri istituti di garanzia, arricchendosi con le altre esperienze e intrecciando un confronto maggiore con l’amministrazione penitenziaria che con la città tutta».

Negli ultimi mesi infatti si sono moltiplicate le denunce e le richieste di aiuto da parte di detenuti e sindacati riguardo alla diffusione del Covid, uno scenario reso ancora più complesso dal sovraffollamento cronico. Il tema è stato anche portato all’attenzione della ministra della Giustizia Marta Cartabia da Vasco Errani, che ha presentato un’interrogazione in Senato proprio sul carcere reggiano.

«Le difficoltà ordinarie che le carceri vivono – concludono gli esponenti di Reggio è – e, a maggior ragione, quelle straordinarie nei momenti di crisi sono di difficile gestione. L’emergenza sanitaria in corso ha reso evidente la necessità di un Garante eletto dal consiglio comunale di Reggio Emilia, la cui utilità va ben oltre il momento contingente. Istituire questa figura rappresenta un’opportunità per la città e l’intera provincia, che entrerebbero a far parte di una rete nazionale e internazionale a tutela della dignità, della salute e dell’incolumità delle persone detenute, con l’obiettivo di migliorare il trattamento penitenziario e di rendere la giustizia più equa e accessibile».