Banca blocca conto agli eredi che fanno causa e ottengono quanto reclamato

La banca tratteneva da mesi i soldi degli eredi, finché loro si sono rivolti a un avvocato Adusbef ottenendo subito quanto stavano reclamando invano: è successo a Correggio (RE), dove la locale agenzia BPM (ex S. Geminiano e S. Prospero) bloccava una somma appartenente a persona deceduta nel 2019, pretendendo che tutti gli eredi si recassero nella filiale per delle firme.
Poiché ciò non è previsto da alcuna legge o codice – come sentenzia da 15 anni la Corte di Cassazione* e come riconosciuto dall’Arbitro Bancario e Finanziario** – i legittimi eredi avevano chiesto di avere il loro denaro senza ulteriori adempimenti, ben consapevoli dei propri diritti e degli obblighi della banca.

Ma a nulla era servito scrivere mail bonarie, poi raccomandate via PEC, e nemmeno rivolgersi all’ufficio reclami del BPM a Verona (è infatti l’ex-Banco Popolare di Verona): l’istituto o non rispondeva affatto o citava una non meglio precisata « norma di processo della banca in materia di successioni »: cioè, tradotto, una prassi interna, non giustificata da disposizioni legislative.

Un’impiegata a metà marzo, cioè con l’Italia intera “chiusa per Covid”, aveva persino suggerito di andare da un notaio per rilasciare una procura a terzi che si recasse in agenzia a firmare.

A quel punto rimaneva solo la via giudiziaria, così gli eredi – che nel frattempo avevano chiuso il conto corrente aprendone uno altrove – si son rivolti all’avvocato Luca Scarpa di Modena, referente dell’Adusbef per le province di Modena e Reggio Emilia, che ha chiamato la banca in mediazione (passaggio obbligato prima di adire il giudice ordinario).

Tanto è bastato a fare cambiare atteggiamento al BPM, il quale ha accordato agli eredi il bonifico richiesto inutilmente per mesi, purché loro rinunciassero a fare causa, e ha versato anche un simbolico rimborso spese.

nsr