Armenia, una tragedia da non dimenticare. Partecipato incontro con la Prof. Chesi

Notevole interesse hanno suscitato i due incontri sul tema “Armenia: una tragedia dimenticata tra storia e letteratura” promossi dall’UCIIM in collaborazione con ANTEAS O.d.V di Reggio Emilia presso l’Istituto cittadino San Vincenzo de’ Paoli nei pomeriggio del 13 e 20 gennaio.
Relatrice è stata la professoressa Maria Chesi, laureata in lettere classiche con tesi in archeologia cristiana e già insegnante di italiano e latino presso il liceo classico “Ludovico Ariosto” di Reggio Emilia; è stata presidente diocesana di Azione Cattolica ed è ideatrice dei progetti famiglia dell’AC.

Peculiarità degli incontri è stata quella di ripercorrere la tragica vicenda del primo genocidio del sec. XX – di cui il 24 aprile 2015 ricorreva il centenario – attraverso la lettura delle drammatiche testimonianza contenute nelle pagine di romanzi quali La masseria delle allodole, Le rose di Ester. Le opere di Antonia Arslan raccontano con grande realismo ed efficacia – anche nella estrema crudità della descrizione delle violenze perpetuate dai Turchi dell’Impero Ottomano contro gli Armeni, popolo profondamente cristiano e anche per questo inviso – quello che nei libri di storia ancora non si legge e che qualcuno tenta di sminuire.

Prof. Maria Chesi

Il 12 aprile 2015 nel suo messaggio al popolo armeno Papa Francesco affermava: “Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo”. E aggiungeva: “Non vi è famiglia armena ancora oggi, che non abbia perduto in quell’evento qualcuno dei suoi cari: davvero fu quello il Metz Yeghern, il “Grande Male”, come avete chiamato quella tragedia”.

Parole che avevano scatenato le ire di Erdogan e del governo della Turchia, colpito nel vivo, che non ha mai voluto sentir definire quelle stragi – centinaia di migliaia furono le vittime, uomini e donne di ogni età – “un genocidio”.

La pagine dei romanzi proposte dalla professoressa Maria Chesi ai corsisti hanno squarciato un pesante velo sulle deportazioni verso il nulla, sulle brutali e inenarrabili violenze compiute dai Turchi contro le bambine e le donne, sul massacro scientifico degli uomini, sulle barbarie nei confronti dei neonati infilzati sulle baionette, sulla morte per fame.

La narrazione di chi ha raccolto le drammatiche testimonianze di familiari e amici – che hanno vissuto quelle spaventose vicende – certamente risulta assai convincente, coinvolgente ed efficace e porta a riflettere come il desiderio di potere, di supremazia portino a dimenticare e a calpestare la persona umana e i valori che essa rappresenta.

Un genocidio che ha preceduto di neppure trent’anni la Shoa degli Ebrei, a cui seguirono gli stermini, le deportazioni, i massacri nella Russia di Stalin, in Cina, Corea, Rwanda ed ora in vari Paesi africani colpiti dalla jhiad.

gar