Appello Aemilia, dimezzate le condanne: 91 per 700 anni di carcere. Confermati 2 anni a Iaquinta. L’applauso del Sindaco Vecchi per il lavoro di Mescolini e Ronchi

Aula bunker dove si è celebrato il processo Aemilia di primo grado

Sono in totale quasi 700 gli anni di reclusione inflitti dalla Corte d’Appello di Bologna per i 118 imputati del maxiprocesso ‘Aemilia’, contro la ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. La procura generale aveva chiesto pene per circa mille anni.

I condannati sono stati 91, mentre ci sono state 27 tra assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni.
Condanna a due anni confermata per Vincenzo Iaquinta, imputato per reati di armi. All’ex calciatore campione del mondo i giudici hanno concesso però il beneficio della sospensione condizionale. Il padre, l’imprenditore Giuseppe Iaquinta, accusato di associazione mafiosa, si è visto ridurre la pena da 19 a 13 anni.
I giudici hanno letto un lungo dispositivo nell’aula bunker della Dozza, per i 118 imputati (Ansa).

Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia

Applauso da parte del Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi per le decisioni assunte dalla Corte d’Appello e per il lavoro svolto dai pm Marco Mescolini (ndr, oggi Procuratore Capo a Reggio Emilia) e Beatrice Ronchi: “Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, l’impianto generale del processo Aemilia esce confermato anche dalla sentenza di appello e questo è senza dubbio l’aspetto assolutamente più rilevante perché sancisce un risultato che, insieme ad altre sentenze emerse in questi anni e a vari livelli, conferma il lavoro della magistratura tutta, degli apparati investigativi e più in generale di una intera comunità che non ha voluto sottrarsi al fare i conti fino in fondo, con rigore e intransigenza, con il problema delle infiltrazioni ‘ndranghetiste nei nostri territori.
Il lavoro serio, approfondito e nient’affatto scontato della Procura antimafia, rappresentato fin dall’inizio, anche in aula, da parte del Procuratore Marco Mescolini e dalla Dott.ssa Beatrice Ronchi, unitamente a tutti i magistrati intervenuti ai diversi livelli, della Prefettura, fin dall’inizio con il determinante lavoro del Prefetto De Miro, trova dunque una seconda, consecutiva conferma nella sua sede propria.
Reggio Emilia esprime consapevolmente un plauso per questo delicato e storico lavoro.
L’opera che Reggio conduce da anni sul fronte antimafia sul piano istituzionale, educativo, culturale, a livello di territorio va avanti e non si ferma, ma soprattutto prosegue ogni giorno, nella consapevolezza che di fronte ai più grandi problemi anche i migliori risultati non giustificano alcun abbassamento della tensione e dell’impegno collettivo”.

nsr