Agitazioni dal carcere: “Non vogliamo medaglie, ma poter lavorare in sicurezza”

Già nei mesi scorsi i sindacati di riferimento dei lavoratori degli Istituti Penitenziari avevano indetto una manifestazione, – sia a Reggio Emilia sia davanti al Provveditorato di Bologna – per denunciare l’insostenibile situazione di vita e di lavoro negli II PP di Reggio Emilia. 
Manifestazioni sospese a causa dei provvedimenti legati all’emergenza Covid 19 che volevano mettere in luce tutti i problemi che continuano a riguardare le carceri.

UIL Pa, Sinappe, Cnpp, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgil si erano mobilitati per denunciare la situazione di sovraffollamento, di inadeguatezza della struttura, concentrazione di detenuti pericolosi e psichiatrici, carenze degli organici di tutte le figure legate alla gestione del sistema penitenziario – a partire dai magistrati di sorveglianza, direttori, educatori, assistenti sociali dell’esecuzione penale esterna, Polizia Penitenziaria. Per porre l’attenzione su “un sistema al collasso, che ha dimostrato tutte le sue debolezze con i gravissimi disordini di due settimane fa anche a Reggio Emilia”.

“Pur nella consapevolezza delle difficoltà che attraversa anche il nostro territorio” a causa dell’emergenza Covid19, i sindacati denunciano che “le misure prese fino ad oggi sono insufficienti e che è indispensabile, quanto prima, per evitare il potenziale diffondersi del coronavirus in carcere, che tutti gli operatori costretti a recarsi al lavoro siano sottoposti a tampone.  Solo così potremo evitare il peggio, salvaguardare l’incolumità degli operatori, delle loro famiglie e di tutta la comunità carceraria ed evitare, in questo modo, possibili incrementi della diffusione del virus, di allarmismi e di ulteriori disordini tra la popolazione detenuta”.

“Siamo ancora in tempo per limitare i danni con una migliore organizzazione e provvedimenti come quello auspicato  per evitare il peggio. – concludono i sindacati – Le medaglie si danno agli eroi. Noi vogliamo solo essere annoverati tra i servitori dello Stato che fanno il loro dovere e, allo stesso tempo, chiedono riconoscimento della dignità per un lavoro fondamentale, per la tenuta dello Stato, in rispetto della Costituzione e delle Leggi Italiane”.

m.s.