Aemilia, le condanne della Sentenza. Condannato anche l’ex calciatore Iaquinta: “Vergogna, ridicoli!”

Sono passati due anni e mezzo da quel giorno, il 23 marzo 2016, quando cioè ebbe inizio il processo noto come “AEmilia” nell’aula bunker allestita nel cortile del Tribunale reggiano. Una brutta pagina reggiana, non tanto per il processo in sé, ma per quanto rappresenta: la ‘Ndrangheta negli anni si era radicata e rafforzata in Emilia e aveva il proprio epicentro nella nostra città, Reggio Emilia.

Nessuno se n’era accorto. Istituzioni e politica sono rimasti stupiti da un’atroce verità che la giustizia ha fatto emergere. Eppure delle avvisaglie c’erano, emerse anche durante il procedimento.

L’operazione ‘Aemilia’ scattò il 28 gennaio 2015, quando i Carabinieri arrestarono 117 persone a fronte di una lista di 224 indagati con diversi capi d’imputazione: dall’associazione mafiosa alla bancarotta fraudolenta, dalle false fatture alla truffa, estorsione, usura, incendio, spaccio, reimpiego di denaro illecito ecc. Nel corso del processo circa 60 imputati scelsero il rito abbreviato (leggi qui gli esiti della Sentenza della Cassazione resa pubblica il 24 ottobre).

I giudici Francesco Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat hanno trascorso, blindatissimi, due settimane in Questura per elaborare ed emettere la Sentenza finale di primo grado sui 148 imputati e i 1.712 anni di condanna complessivi richiesti dai pm.

Oggi è arrivato il grande giorno, quello della lettura della Sentenza durata circa tre ore dalle 13.00, in un clima di tensione per l’attesa, famigliari degli imputati, avvocati, giornalisti, guardie carcerarie e numerose Forze dell’Ordine impiegate per garantire la sicurezza hanno affollato il Tribunale reggiano. Per l’occasione all’opera anche le Uopi, unità speciali antiterrorismo.

Per i 148 imputati sono state 125 le condanne, 19 le assoluzioni e 4 le prescrizioni. Attesa per la decisione sull’ex giocatore della Nazionale Vincenzo Iaquinta che si è visto condannato a 2 anni per reati legati al possesso di armi, mentre al padre Giuseppe sono stati assegnati 19 anni di carcere per affiliazione alla ‘ndrangheta. L’ex calciatore è uscito dall’aula amareggiato sfogandosi con i giornalisti: “Il nome ‘ndrangheta non sappiamo neanche cosa sia nella nostra famiglia. Mi hanno rovinato la vita sul niente perché sono calabrese, perché sono di Cutro. Io ho vinto un Mondiale e sono orgoglioso di essere calabrese. Noi non abbiamo fatto niente perché con la ‘ndrangheta non c’entriamo niente. Sto soffrendo per la mia famiglia e i miei bambini senza aver fatto niente. Andremo avanti”.

Uscito dal Tribunale, il Procuratore Capo di Bologna Giuseppe Amato ha commentato la chiusura e lo svolgersi del processo Aemilia di primo grado, ringraziando in particolare la collettività (guarda il video in calce).

Fra gli altri condannati emergono:

  • Pasquale Brescia: 6 anni e 9 mesi
  • Omar Costi: 13 anni e 9 mesi
  • Giuliano Debbi: 4 anni
  • Mirco Salsi: 4 anni e 6 mesi
  • Gianluigi Sarcone: 3 anni e 6 mesi
  • Luigi Silipo: 9 anni
  • Antonio Valerio: 6 anni e 2 mesi
  • Augusto Bianchini: 9 anni
  • Gino Gibertini: 8 anni

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COMMENTI ALLA SENTENZA:

LUCA VECCHI, Sindaco di Reggio Emilia: “La conclusione del primo grado del processo Aemilia giunge al termine di una lunga fase processuale nella quale la magistratura, in tutte le sue articolazioni, ha dato prova di aver svolto un lavoro rigoroso, approfondito e di grande equilibrio, di cui la collettività reggiana deve essere grata. La sentenza emessa oggi conferma nella sostanza l’impianto accusatorio, così come aveva fatto alcuni giorni or sono il pronunciamento emesso a Bologna. Non è un punto d’arrivo, è un punto processuale fermo e importante nella storia di una comunità che ha in questi anni affrontato con consapevolezza e decisione la sfida a favore della legalità. Prendiamo altresì atto dell’accoglimento pieno della Costituzione di parte civile da parte dell’Amministrazione del Comune capoluogo”.

REGIONE EMILIA ROMAGNA: “Se in passato ci sono state sottovalutazioni o superficialità di analisi rispetto alla penetrazione delle mafie nel nostro territorio, adesso in Emilia-Romagna nessuno si volta più dall’altra parte, negandone il pericolo. Chi lo dovesse fare si renderebbe complice di una realtà che non è più negabile. Questo lo si deve anche al grande impegno che la Regione ha profuso in questi anni fino al sostegno concreto allo svolgimento dei processi sul nostro territorio, alla nostra costituzione come parte civile e con la testimonianza, altrettanto importante, di una comunità regionale che si è schierata senza se e senza ma con gli inquirenti, la Magistratura e gli agenti delle forze dell’ordine impegnati nella battaglia per la legalità, a cui va il grazie di tutti noi. Un fronte unito che va dalle istituzioni ai cittadini che oggi, con la sentenza di primo grado, qui in Emilia-Romagna ha dimostrato tutta la sua grande forza, per un impegno che prosegue in nome dei valori, dei diritti e del civismo che contraddistinguono la nostra comunità”.

È questo il commento dell’assessore alle Politiche per la legalità, Massimo Mezzetti, alla sentenza di primo grado del processo “Aemilia”, celebrato a Reggio Emilia contro la ‘ndrangheta da quasi tre anni.

“L’impegno della Regione- ha aggiunto Mezzetti- risale agli anni 90, quando si avviò un’attività di ricerca e analisi nei territori, con numerose pubblicazioni, a partire dal progetto ‘Città sicure’, che puntavano al monitoraggio e alla denuncia della presenza della criminalità organizzata nei territori. L’impegno è proseguito sul fronte della diffusione della cultura della legalità e dell’antimafia con i tantissimi progetti svolti nelle scuole basati sulla partecipazione dei più giovani e nel recupero dei beni immobili confiscati ai boss per riconsegnarli alle comunità locali, progetti sui quali la Regione ha investito negli ultimi anni 3 milioni di euro. E poi ricordiamo l’attività di prevenzione e controllo sulla ricostruzione post sisma in stretta collaborazione con le Prefetture, con l’avvio del meccanismo delle white list, fino al Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabile che abbiamo approvato due anni fa. E proprio in linea con tutto questo, abbiamo voluto che il processo Aemilia si svolgesse qui, nella nostra terra, stanziando 1 milione e 150 mila euro direttamente dal bilancio regionale perché si potessero tenere le udienze prima a Bologna e poi a Reggio Emilia” (leggi qui il testo completo).

STEFANO LANDI (CCIAA): “Reggio è terra che respinge chi è nemico della convivenza civile e dello sviluppo. E’ una sentenza che chiude un lungo percorso che in quasi 200 udienze ha ripetuto un messaggio molto forte dentro e fuori dal nostro territorio: Reggio Emilia è terra di legalità e ogni devianza che colpisca le sue comunità e la sua economia trova nelle istituzioni un contrasto solido ed efficiente, attorno al quale è importante che aumenti la vicinanza e la collaborazione di tutti”. “Un sentito ringraziamento – conclude il presidente della Camera di Commercio – va agli organi di informazione reggiani e ai giornalisti che hanno puntualmente dato conto delle fasi del processo e hanno anch’essi corso rischi per consentire a tutti i cittadini di accrescere le consapevolezze circa la gravità e l’insidiosità del crimine organizzato; un pensiero particolare, in questo senso, va ai cronisti che sono stati minacciati e offesi e ai quali va la nostra solidale vicinanza”.

LEGACOOP: “Con la lettura della sentenza è giunto oggi a conclusione il processo di primo grado agli imputati dell’inchiesta Aemilia. Il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti e Legacoop EmiliaOvest con il presidente Andrea Volta, il vicepresidente Maurizio Molinelli e il direttore Alberto Araldi, questa mattina erano in Aula in attesa della sentenza.

“Il numero e l’entità delle condanne – sottolinea il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti – confermano la fondatezza dell’impianto accusatorio e sottolineano quanto la criminalità organizzata si sia radicata e diffusa nel nostro territorio e, più in generale, nelle ricche regioni del Nord Italia. È di conforto rilevare che gli anticorpi della società civile e delle istituzioni hanno funzionato non lasciandosi contaminare se non per posizioni marginali. Il nostro supporto agli inquirenti e alla magistratura giudicante, all’associazione Libera che ha seguito e animato le fasi processuali, alla stampa, è totale. Teniamo alta la guardia e proseguiamo nell’opera di bonifica!”.