Accoglienza richiedenti asilo, confronto Confcooperative-sindacati confederali. “Preoccupazioni per il futuro dei rifugiati”

Il futuro di centinaia di persone prive di qualsiasi sostegno all’integrazione, le possibili ricadute sulle comunità locali anche in termini di sicurezza, le ripercussioni sul lavoro all’interno delle cooperative sociali fino ad oggi impegnate in prima linea sull’accoglienza straordinaria di richiedenti asilo: sono comuni, su questi temi, le valutazioni e le preoccupazioni di Confcooperative e di CGIL, CISL , UIL e le rispettive rappresentanze di categoria, così come è emerso dal confronto che ha avuto per protagonisti le organizzazioni dei lavoratori e la centrale cui fanno riferimento le due reti d’impresa che, dal 2014, hanno gestito l’accoglienza dei rifugiati in stretta relazione con la Prefettura di Reggio Emilia.

Il “no” alla partecipazione al nuovo bando da parte di Ceis, Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Coress, Dimora d’Abramo, La Vigna, L’Ovile e Madre Teresa – secondo i sindacati dei lavoratori e Confcooperative – ha ragioni profonde e condivisibili, rappresentando la risposta ad uno schema di bando ministeriale che annulla ogni principio di reale accoglienza e integrazione, comporta rischi per le comunità nel momento in cui non prevede alcun servizio ai richiedenti asilo che vada oltre il vitto e l’alloggio (con un sostanziale abbandono di tutti i percorsi che hanno consentito di accogliere nel nostro territorio circa 3.000 rifugiati), mortifica i principi, la funzione e le competenze espresse dalla cooperazione sociale e appare economicamente insostenibile, non riconoscendo i costi legati, ad esempio, alla sicurezza dei lavoratori e alle manutenzioni degli alloggi.

La scelta delle due RTI – secondo le organizzazioni sindacali reggiane e Confcooperative – è apparsa coerente anche rispetto al “bilancio dell’accoglienza” presentato il 12 marzo, con un insieme di considerazioni e cifre che attestano di un sistema in grado di promuovere sostegno alle persone, integrazione e sicurezza nelle comunità, grazie a percorsi che in un anno e mezzo hanno assicurato servizi scolastici per 973 persone, 325 tirocini lavorativi, 104 contratti di lavoro, formazione professionalizzante per 408 persone e attività di volontariato che hanno impegnato 645 persone.
A fronte di una scelta legittima e condivisibile – è stato detto nel corso dell’incontro – occorre ora un impegno straordinario e congiunto da parte dei diversi soggetti pubblici e privati su alcuni obiettivi che hanno a che vedere con gli interessi delle comunità locali e dei lavoratori esposti al rischio di una mancata prosecuzione dell’attività all’interno delle cooperative d’accoglienza.

Secondo i sindacati dei lavoratori e Confcooperative occorre innanzitutto una forte azione finalizzata a ripristinare condizioni di sostenibilità dei percorsi di accoglienza che a Reggio Emilia hanno assicurato buoni risultati a tutela dei rifugiati e delle comunità locali, grazie anche alla professionalità e alle competenze acquisite dai lavoratori che non debbono essere disperse. Particolare attenzione sarà dunque riservata al come il ministero degli Interni intenderà far fronte alla situazione che si è venuta a determinare a Reggio Emilia, così come in altre aree del Paese, con la diserzione delle gare, mettendo in atto tutte le azioni possibili per evitare che si insinuino nel territorio soggetti senza scrupoli che facciano coincidere una pessima accoglienza con una speculazione finalizzata alla ricerca, comunque, di un guadagno scaricato sulla pelle dei richiedenti asilo e dei lavoratori.

Analoga vigilanza occorre – e anche per questo è necessaria un’azione comune con le istituzioni e le amministrazioni locali attraverso l’avvio di un confronto con tutti i soggetti istituzionali coinvolti – per evitare che da un’accoglienza diffusa e sostenibile si passi a forme di concentrazione in grandi strutture fuori controllo, con rischi per le comunità e gravi pregiudizi sul sostegno e l’accompagnamento dei richiedenti asilo.

Il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche, a partire dalla Regione, è sin d’ora essenziale – come hanno sottolineato Cgil, Cisl, Uil e Confcooperative – per approntare strumenti d’emergenza a sostegno dei lavoratori che, in assenza di sbocchi che consentano alle cooperative sociali la prosecuzione del servizio di accoglienza straordinaria, non potrebbero essere riassorbiti da altre attività in essere da parte delle imprese.
Cgil, Cisl e Uil sono tra l’altro in attesa di un incontro con il Prefetto, il Presidente della Provincia e il Coordinatore dell’ANCI di Reggio Emilia.

nsr