A Reggio Emilia nuovi contratti ancora in crescita: dati superiori del 30% al periodo pre-pandemia

E’ decisamente archiviato il negativo andamento dei nuovi contratti di lavoro che aveva pesantemente segnato il 2020 rispetto all’anno precedente.

Anche per i prossimi tre mesi, a partire da quello di ottobre, i nuovi contratti saranno ben al di sopra di quelli dell’analogo periodo del 2020 e, come già era accaduto in agosto e più vistosamente in settembre, andranno oltre quelli registrati nel 2019, cioè prima che la pandemia determinasse una lunga fase di stagnazione.

Nel mese corrente, infatti, sono 4.180 i nuovi contratti previsti nella nostra provincia, dato in aumento del 64% rispetto allo stesso mese del 2020 e del 26% sull’ottobre 2019.

Ancora migliore il confronto su base trimestrale: per il periodo ottobre-dicembre le imprese reggiane ricercano 11.360 i lavoratori, con un dato trimestrale che mostra un incremento di 4.530 unità (+66%) rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 30,7% sul 2019.

A evidenziare questi andamenti è l’elaborazione dei dati rilasciati dal Sistema informativo Excelsior – gestito da Unioncamere-ANPAL – analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio, dalla quale emerge l’immagine di un mercato del lavoro più dinamico e molto orientato alla specializzazione e alla competitività tecnologica.

In un biennio, ad esempio, la richiesta di operai specializzati fa un balzo di dieci punti percentuali sul totale delle figure professionali richieste, arrivando al 44% sul totale nel 2021, mentre le figure professionali commerciali e dei servizi passano da un 27% ad un 19% della domanda attuale, mentre rimangono pressoché stabili le quote dei dirigenti ( 19%) e degli impiegati (7%) ; sempre più limitata, invece, la richiesta di profili generici da parte delle imprese, che si ferma all’11%.

Per quanto riguarda le tipologie contrattuali applicate, nel 25% dei casi saranno entrate stabili, cioè con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel 75% dei casi saranno a termine, con un tempo determinato oppure altre tipologie di contratti.

La tipologia contrattuale del tempo indeterminato vede un’applicazione differente a seconda dei settori osservati: nel 35% dei casi nell’industria manifatturiere e nelle Public Utilities, nel 22% nel commercio, nel 20% nei servizi alle imprese, mentre il tempo determinato viene applicato nel 78% degli ingressi nel settore delle costruzioni, nel turismo (80%), seguito dai servizi alle persone e dei servizi alle imprese.

Nelle tipologie contrattuali che le aziende prevedono di adottare, in alcuni comparti pesa molto la variabile stagionale, in primis nel turismo, che rispetto a settembre vede un calo percentuale del tempo indeterminato dal 10% al 2 %, come anche nel comparto dei servizi alla persona, che passa dal 16% al 12% .

Quanto ai titoli di studio maggiormente richiesti dalle imprese, per l’11,7% sarà richiesta la laurea, per il 54,5% un diploma di Istruzione tecnica superiore (ITS), un diploma di scuola media superiore oppure una qualifica od un diploma professionale, mentra per il 33,9% non sarà richiesta alcuna qualifica.

Le imprese dichiarano che la difficoltà di reperimento dei laureati sale al 46,7% dei casi, mentre per candidati con istruzioni tecnica superiore l’indicatore mostra un 44,7% e addirittura un 60,3% per lavoratori in possesso di qualifiche di formazione o diploma professionale.

Da notare che per una quota pari al 29%, le nuove entrate riguarderanno giovani con meno di 30 anni, che si ripartiranno per un 38,5% nella categoria di impiegati, professioni commerciali e nei servizi, per il 29,8% in quella degli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, nel 21,5% nel segmento dei dirigenti e professioni con elevata specializzazione e tecnici e per il 20,8% nelle professioni non qualificate.