Quando l’autismo non è un ostacolo per il lavoro. Il progetto di Casa Gioia

Far sì che un ragazzo autistico o con disabilità mentale si inserisca fruttuosamente in un luogo di lavoro, acquisendo indipendenza: è l’obiettivo del progetto messo a punto da Casa Gioia, la start up innovativa a vocazione sociale che utilizza la Scienza del Comportamento Applicata (ABA) per portare avanti attività legate all’educazione e alla formazione. Una delle peculiarità del progetto è relativa all’ambiente in cui il ragazzo sarà chiamato a svolgere il proprio lavoro: non un contesto protetto, ma un’azienda vera e propria, che potrà così creare percorsi di responsabilità sociale (RSI) e al tempo stesso beneficiare del contributo delle persone autistiche coinvolte.

Gli analisti del comportamento di Casa Gioia faciliteranno l’inserimento occupazionale affiancando ogni ragazzo e aiutandolo a sviluppare competenze e a trarre soddisfazione da ciò che farà: la durata di questa fase sarà variabile, legata alle necessità e alle capacità del singolo. È importante sottolineare che si tratta di percorsi innovativi in ambienti non protetti, mirati a favorire l’inclusione sociale e a valorizzare il reale contributo di questi soggetti alla mission delle imprese.

Stefania Azzali (Presidente Casa Gioia)

Un tassello importante del progetto è la formazione e il coinvolgimento dello staff e dei dirigenti dell’azienda ospitante, in modo da preparare un terreno accogliente e comprensivo delle peculiarità del ragazzo, condividendo le fasi di inserimento e gli obiettivi da raggiungere.

È un cammino che appare ancora lungo, quello verso le pari opportunità: la Giornata mondiale sulla consapevolezza dell’autismo, sancita dalle Nazioni Unite il 2 aprile di ogni anno e dunque ormai prossima, vuole accendere i riflettori anche su questo aspetto. Il pionieristico progetto di Casa Gioia, in partenza in questi giorni, intende farsene carico, a cominciare dalla sfera lavorativa dei cittadini in questa condizione.

Tra i soggetti coinvolti ci sono aziende e attività commerciali, associazioni di imprese e centri per l’impiego. “Nelle fasi preliminari faremo una valutazione delle competenze dell’utente e selezioneremo gli ambienti di lavoro già abbastanza compatibili con il suo funzionamento, assecondando caratteristiche e inclinazioni. Faremo un’analisi delle mansioni richieste dall’azienda, e sulla base di queste organizzeremo dei training a freddo a Casa Gioia per allenare il ragazzo, misurandone il grado di autonomia; solo quando l’avrà raggiunta daremo il via alla fase dell’inserimento”, spiega Nicola Maffini, direttore educativo del centro di via Gioia.

Nicola Maffini

All’impresa verrà fornito un supporto non solo nella creazione di percorsi di RSI, ma anche nella gestione degli eventuali comportamenti problematici del ragazzo autistico. “Le aziende riescono a inserire abbastanza agevolmente persone con ritardi piuttosto lievi, perlopiù in grado di gestire mansioni semplici; se invece cercano di integrare qualcuno con gravità superiore l’ambiente non è preparato ad accoglierlo ed emergono tante problematiche”, spiega Maffini. “Può trattarsi solo di assenteismo, perché l’ambiente viene percepito troppo ansiogeno ed esigente; ma può anche accadere che il disagio del ragazzo sfoci in aggressività e atteggiamenti distruttivi. Noi cercheremo di creare il contesto che permetta alle persone con disabilità mentale di essere accolte in un ambiente pronto per loro”.

Psicologi ed educatori utilizzeranno numerose tecniche per compensare i comportamenti rischiosi di inficiare il raggiungimento dell’obiettivo: il ragazzo dovrà imparare a svolgere le richieste nel modo corretto e a convivere in un ambiente sociale. “Il 50% del lavoro verrà svolto a Casa Gioia; solo quando si raggiungerà un livello soddisfacente di apprendimento lo si concretizzerà in un luogo di lavoro. Inizialmente il ragazzo sperimenterà il compito con il nostro aiuto, così da favorire la traslazione di ciò che ha imparato. Dovremo anche adattare quanto fatto a Casa Gioia al reale ambiente, gestire l’ansia che può derivare dal nuovo contesto, favorire la mediazione tra le parti. Ciò a cui puntiamo non è solo un’esperienza lavorativa ma un inserimento stabile, che possa durare anni: vogliamo che questi ragazzi diventino produttivi”, ribadisce Maffini.

Questo progetto è il tassello di un disegno più ampio che Casa Gioia sta iniziando a tratteggiare e che punta a racchiudere l’intera esistenza dei ragazzi con disabilità, in evidente stretto legame col tema del “durante e dopo di noi”. Oggi, al compimento dei diciotto anni, i ragazzi autistici spesso restano a casa con i genitori, perché mancano investimenti sull’età adulta di queste persone: bisognerebbe invece pianificare per loro un percorso che li accompagni per tutta la vita. 

Le famiglie che desiderino avere più informazioni su tutti i servizi offerti da Casa Gioia – non solo attività socio-educative ma anche assistenza e integrazione scolastica, percorsi terapeutici intensivi personalizzati, doposcuola per chi ha bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento – possono telefonare al numero 0522 421037 o scrivere a info@casagioia.org.

i.s.