Primo miracolo Beata Vergine della Ghiara, l’omelia del Vescovo

Oggi, 30 aprile 2018, alle 18.30 il vescovo Massimo Camisasca ha presieduto la santa Messa nella solennità (posticipata di un giorno) del primo miracolo della Beata Vergine della Ghiara (nell’omonima Basilica).

Di seguito riportiamo l’omelia preparata dal pastore diocesano per questa occasione.

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Omelia nell’anniversario del miracolo della Ghiara

Cari fratelli e sorelle, carissimi Servi di Maria che custodite e servite questa bellissima basilica, cari presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, illustri autorità,

 siamo alle porte di maggio, il mese dedicato alla Madonna. È lei oggi la Regina, colei che contempliamo, ringraziamo e invochiamo. È lei che ha portato a suo Figlio la tenerezza e la compassione per il piccolo Marchino e ha ottenuto per lui il dono della parola e dell’udito. È lei che festeggiamo nell’occasione di questo miracolo. È lei che trionfa in questa meravigliosa Basilica, circondata dalle figure dell’Antico testamento che l’anno prefigurata. A lei desidero affidare il nostro vescovo emerito mons. Paolo Gibertini e il vescovo di Ravenna mons. Lorenzo Ghizzoni, che in questi giorni celebrano rispettivamente trentacinque e dodici anni dalla loro ordinazione episcopale. 

L’anno scorso, in questa stessa occasione, ho desiderato portare la nostra attenzione sulla consacrazione di tutta la Diocesi al cuore Immacolato di Maria che sarebbe avvenuta il 13 maggio successivo. Ritengo quel gesto uno dei più significativi del mio episcopato. Sono certo che la Madonna ha accolto tra le sue braccia il nostro popolo e gli ha già concesso numerose benedizioni. Non dimentichiamoci mai che abbiamo una Madre che si prende cura di noi, che ci accompagna, che si commuove per le nostre fatiche ed è sempre all’opera per ottenere dal Padre ciò che ci è necessario. 

L’evangelista Marco racconta l’episodio della guarigione di un sordomuto. Traccia di questo racconto è confluita anche nel rito del battesimo. Come ultimo gesto esplicativo, il sacerdote, dopo aver consegnato al catecumeno la veste bianca e il cero acceso, compie gesti molto simili a quelli di Gesù: gli tocca le orecchie e le labbra perché le une si aprano presto all’ascolto della parola e le altre professino a breve la fede (cfr. Rito dell’effatà, in Rito del battesimo dei bambini). Attraverso queste azioni, risuona la parola che Cristo ha rivolto al sordomuto: Apriti! (Mc 7,34). Nel battesimo, la vita della creatura è liberata dalle strette catene della morte e si apre agli spazi infiniti dell’immortalità divina. Dio, dopo avere creato il mondo e infine l’uomo, si ferma a contemplare la sua opera ed esclama: è cosa molto buona (Gen 1,31). Analogamente, nel racconto di Marco, la folla si stupisce di fronte al miracolo e piena di stupore acclama: Ha fatto bene ogni cosa (Mc 7,37). La guarigione del sordomuto, dunque, non è semplicemente il risanamento dal male, ma l’inizio di una nuova e definitiva creazione: Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… egli viene a salvarvi (Is 35,4). 

Anche oggi Gesù viene incontro alla nostra vita, ci tocca con le sue dita e la sua saliva attraverso i sacramenti e ci dice: “Apriti!, abbandona le tue misure, ascolta la mia voce che ti sospinge sempre avanti, verso terre che ancora non conosci ma dove è nascosta la vera ricchezza che desideri!”. C’è solo un modo perché dall’aridità delle nostre giornate possa sgorgare un fiume di grazia impetuoso, perché la nostra vita possa tornare a fiorire, perché le nostre paure non blocchino il nostro cammino: aprirci al dono di Dio, alla sua Parola, alla sua volontà. 

Gesù apre i nostri orecchi con le sue dita. «Lo Spirito è chiamato dito di Dio» scrive san Gregorio Magno (Omelie su Ezechiele, 1,10,20). Pertanto dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché apra gli orecchi, gli occhi e la bocca della nostra anima. I sensi sono la finestra con cui l’uomo comunica col mondo. Chiediamo al Paraclito che ci sia aperto il varco sul mondo di Dio, su quella realtà che talvolta facciamo fatica a comprendere, ma che fonda la verità di tutto ciò che esiste: i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile (Eb 11,3). Preghiamo che ci sia concessa la disponibilità, l’obbedienza e la prontezza al cenno divino. Questo è il più grande miracolo che può accadere alle nostre vite.

Da te, Vergine della Ghiara, noi oggi attendiamo questa trasformazione del cuore. Tu hai accolto docilmente il misterioso dono che ti veniva consegnato: Eccomi sono la serva del Signore, mi accada secondo la tua parola (Lc 1,38). Hai lasciato che il tuo grembo fosse la terra dove Dio potesse fare germinare la sua dimora. Tu sei diventata realmente la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron, …la magnificenza del nostro Dio (Is 35,2). Ora contempli e adori colui che hai generato, il frutto più grande che un’esistenza umana abbia mai potuto offrire a Dio e a tutti gli uomini. Sciogli ogni nostra resistenza e apri le nostre labbra perché anche la nostra voce possa unirsi al tuo umile canto che attraversa tutte le generazioni: Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome (Lc 1,49). 

Così sia!