“100 anni dopo la grande illusione”, breve riflessione di un militante PCI

E’ struggente il grido di dolore di un Comunista (ndr, non è un refuso, la C maiuscola in questo caso è voluta) che ci ha creduto profondamente. Di quelli che hanno dedicato la maggior parte della propria vita all’impegno politico come una missione, varcando porte e uffici di tutti i livelli perché, quando il PCI era una potenza a Reggio Emilia e nel paese, il nome di “Ivano Azzali” era sinonimo di onestà, garanzia e affidabilità.
Ai tempi della Festa dell’Unità ricordo con ammirazione quei volontari che dedicavano le proprie ferie all’organizzazione, all’allestimento degli stand, alla sicurezza….lo facevano con passione, per spirito di servizio, per il partito, per degli ideali.
Ivano Azzali era uno di questi. Rimasto tale. E oggi, a 100 anni dalla nascita di un partito in cui in tanti come lui hanno creduto profondamente, non trattiene l’amarezza e il dolore per quel sogno infranto. Lo fa in poche righe, firmandosi “un militante PCI”, quando tutti sappiamo che, silenziosamente, è stato molto, molto di più.
Solo un appunto mi permetto di evidenziare, laddove Ivano scrive: “...dovremmo vergognarci per non esser stati in grado di coronare il sogno dei fondatori”. No, non si devono mai vergognare persone come Ivano Azzali, ma coloro -di tutti i partiti- che hanno portato la politica alla deriva a cui assistiamo oggi, uno spettacolo che mortifica chiunque abbia a cuore il bene della collettività e del nostro Paese.
Marina Bortolani
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“Il 21 gennaio, giorno della ricorrenza del centenario della nascita del Partito Comunista Italiano, mi corre d’obbligo un piccolo modesto pensiero,
Faccio mie le parole di Ernesto “Che” Guevara: “Dei molti sforzi sinceri di uomini semplici è fatto l’edificio rivoluzionario: nostro compito è portare alla luce ciò che è buono, ciò che è nobile, in ciascuno e trasformare ogni uomo in un rivoluzionario, da coloro che comprendono in modo imperfetto a quelli che muoiono senza vedere l’aurora. La rivoluzione è fatta anche di sacrifici ciechi e di sacrifici non retribuiti. Noi che oggi ne vediamo le realizzazioni, abbiamo l’obbligo di ricordare coloro che sono restati lungo la strada e di adoperarci perché in futuro siano sempre meno i ritardatari”.
Ecco, dovremmo partire da qui. Purtroppo come sinistra non siamo stati all’altezza di questo compito, non siamo stati in grado di limitare i ritardatari, anzi sono aumentati.
Oltre al rammarico per quanto espresso, dovremmo farci un esame di coscienza e un po’ vergognarci per non essere stati in grado di coronare il sogno dei fondatori.
Oggi purtroppo a festeggiare saranno i nostri avversari, festeggeranno il nostro fallimento. Confidiamo in tempi migliori consegnando il timone alle generazioni future”.

Ivano Azzali, un militante PCI